Continua la discussione con loro su quello che era la nostra città negli anni in cui hanno governato, dei problemi passati e presenti, tra ciò che hanno fatto ieri e quello che farebbero oggi. E dopo Dezio Termanini, ha risposto alle nostre domande Riccardo Prini. Entrato in politica nel 1985 come Consigliere Comunale tra le fila del PSI, venne scelto come successore del deceduto sindaco Meschiari. Prini si stabilì così alla guida del Comune nel dicembre del 1987 e lì rimase fino al marzo dell’89. Concluso il suo mandato rimase in politica come Consigliere Comunale, fino al 1990, quando alle elezioni conquistò 1000 dei 4600 voti che ottenne il Psi, guadagnandosi la carica di Assessore alle Attività Produttive del successivo Governo Sola. Ma anche questa volta la sua carica non durò molto. Nel ’92, infatti, abbandonò l’attività politica definitivamente, dopo che Sola “vendette la Giunta a Giovannelli e il rapporto tra Pc e Psi cominciò a sbriciolarsi”. Da allora porta avanti la sua originaria carriera da insegnante mantenendo sempre un certo legame e una certa attenzione al territorio, “quasi obbligato dal lavoro che svolgo, dalla scuola e dalle attività economiche e imprenditoriali a cui partecipo dal ’93”. Quali sono i principali interventi che ha dovuto affrontare e realizzato al momento del suo mandato? “Sicuramente l’istituzione della Fondazione per il recupero del Palazzo Ducale. Sotto i miei occhi fu firmato l’accordo tra la sovraintendenza, il Comune, la Provincia e l’Accademia che a quel tempo lo gestiva e i vari privati interessati. E poi l’avvio delle ristrutturazioni di Casa serena e ai dibattiti sul suo eventuale spostamento. Purtroppo, però, i miei ricordi sono anche negativi. Con mio grande dispiacere infatti anche l’abbattimento del Cinema Teatro Cristallo porta la mia firma, ma ci tengo a precisare che non fu mia la colpa, costretto da scelte prese prima che io diventassi sindaco. Peccato non aver avuto abbastanza tempo per portare avanti tante idee e tante soluzioni che avevo in mente”. Ci sono opere fatte in passato che oggi sono ancora fondamentali? “Io ho notato un netto miglioramento della qualità della vita. Questo grazie all’ottimizzazione della viabilità e delle infrastrutture, grazie allo sviluppo delle attività artigianali. Dal ’90 in poi infatti sono spuntate a Sassuolo realtà come l’Esselunga e Panorama che hanno ampliato le possibilità di scelta dei cittadini. Notevole è stato il miglioramento dei servizi, concretizzato nel servizio autobus e minibus, nei circoli per anziani, nei comitati di quartiere e soprattutto nei parchi e nelle aree verdi. É nato l’Ospedale, per il quale anche noi abbiamo fatto la nostra parte ed è nato il polo scolastico, ad ampliare anche l’offerta formativa. Ma ho visto anche opere molto negative, specialmente nel settore dell’edilizia e dell’urbanistica. Ci sono state grosse speculazioni che hanno portato a di concentrazioni urbanistiche terribili, come quella in via Circonvallazione, o dietro all’Hotel Michelangelo, o a quei palazzoni all’Ancora. Molte sono rimaste dismesse, sono state abbandonate e spesso sono state teatro di forte degrado sociale. Non per niente tante sono state abbattute, come le scuole di viale della Pace”. Quali sarebbero oggi le sue priorità come sindaco? “Sinceramente non voglio pensarci, perché non rientra nelle mie prime 100 priorità. Ma se proprio dovessi, oggi punterei sulla pacificazione sociale. Non si può chiudere gli occhi davanti agli enormi problemi sociali che ci sono in città, a partire da quello dell’integrazione. Occorrerebbe un accordo tra tutti i comuni del distretto. Sono d’accordo con Pighi nel momento in cui ha dato disponibilità di confronto perché è quello che ci vuole. Non mi è piaciuto invece Richeldi quando se n’è lavato le mani non considerandolo “un problema suo”. Il dibattito sul luogo di culto è solo la punta dell’iceberg di una situazione più complessa che richiede criteri e regole ben precise. Ma alla pace si può arrivare solo se c’è benessere, l’unica cosa che può placare il conflitto. Per questo ritengo che ci sia bisogno soprattutto di rilanciare e riorganizzare il Distretto. E bisogna farlo tutti insieme, cristiani e non”.
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