Negli ultimi giorni non si sono placate le polemiche sul centro produzione pasti. I residenti di Braida si sono anche rivolti al Consiglio di Stato per impugnare l’ordinanza con cui il Tar ha rigettato la richiesta di sospendere i lavori all’ex Fratti, buttando nuova benzina sul fuoco. Per fare un po’ di chiarezza e placare gli animi, il Comitato di quartiere ha quindi organizzato l’altra sera al Circolo Fossetta un pubblico confronto sul tema. Erano presenti tanti residenti del quartiere, il sindaco Luca Caselli, alcuni esponenti della Giunta e il capogruppo PD Susanna Bonettini. Alla fine la posizione delle parti non si è avvicinata di un millimetro rimanendo ognuna sulle sue arcinote posizioni e con il sindaco che ha ribadito che “il progetto si farà comunque all’ex Fratti”. “Abbiamo organizzato questo dibattito – ha introdotto Fabiana Gibertoni del Comitato – per fare luce su un argomento molto caro ma anche non del tutto compreso da chi vive a Braida. Ultimamente, invece di delucidazioni e spiegazioni, sono sorti solo altri dubbi e tante domande sull’insediamento del centro nell’ex Fratti, per cui abbiamo chiamato a parlare i due maggiori punti di vista sulla situazione”. Ciò che sembra aver sollevato le maggiori tensioni sembra proprio essere stata la mancata o addirittura scorretta informazione tra le parti, relativa ai particolari del progetto, le quantità di lavoro del centro, le sue conseguenze sulla vita e le alternative possibili. Tant’è che tra le maggiori lamentele dei residenti c’è la presentazione tardiva del progetto ai cittadini e la disinformazione anche dovuta al sito del Comune non aggiornato. A far un po’ di luce sulla questione è stato Caselli per primo, illustrando il progetto, sottolineandone l’impatto zero sull’urbanistica e sugli abitanti: “Sono sicuro – ha detto – che non ci si accorgerà nemmeno della presenza del centro; sarà di dimensioni ridotte, con un sistema abbattimento fumi, insonorizzazione, un’area verde, un impianto di cogenerazione e perfettamente integrato nel quartiere; porterà vantaggi, come la bonifica di un’area diroccata e almeno una ventina di posti di lavoro in più disponibili, che stiamo tentando di far occupare dagli abitanti del quartiere. Non metterei mai la faccia in un progetto di cui non sono convinto al 100%”. La Bonettini conferma la bontà del progetto, ma, insieme a tanti presenti, si dichiara in totale disaccordo con la sua collocazione: “La nostra protesta – ha spiegato – nasce addirittura prima di quella dei cittadini; insediarlo nell’ex fratti non fa parte di un progetto di riqualifica perché non rappresenta un servizio a disposizione del quartiere cosa di cui questo ha bisogno; per questo noi pensavamo a una scuola in quell’edificio. Secondo noi ci sono altre aree più idonee per un centro pasti, fuori dall’area residenziale”. La sala si dimostra presto schierata in due fazioni, rischiando di far degenerare il confronto in un discorso prettamente politico e non di interesse per i cittadini. Da una parte chi è d’accordo col Pd vorrebbe trovare alternative alla sua costruzione lì con accuse al sindaco di non aver prestato attenzione alle richieste e alle domande degli abitanti, dall’altra chi appoggia Caselli e preferisce un centro pasti all’edificio diroccato che sta al suo posto, aggiungendo l’accusa alla Bonettini e al Pd di essere stati i primi a lasciare allo sbando il quartiere. La cosa ha scatenato diverse accese discussioni tra il pubblico, e tra il pubblico e i due esponenti di partito. L’incontro si è chiuso con una questione che ha comunque accomunato gli interessi dei più: esiste o no una collocazione alternativa a Braida? Mentre la Bonettini si dichiara aperta al dialogo e avanza l’idea di un tavolo di confronto sulle altre possibilità, Caselli è fermamente convinto che di alternative a Sassuolo non ce ne siano: “Noi per ora – ha concluso – rimaniamo fermi sulle nostre scelte di partenza, perché purtroppo dopo uno studio sul territorio abbiamo constatato che non ci sono altre zone pubbliche adatte a Sassuolo; non abbiamo risorse per comprare aree nuove e non vogliamo che il centro nasca tra i fumi delle ceramiche e dei villaggi artigiani”.
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