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Come i sindaci passati vedono il futuro: intervista ad Alcide Vecchi

Come i sindaci passati vedono il futuro: intervista ad Alcide Vecchi

martedì 26 ottobre 2010
di Chiara Dini

Inizia con Alcide Vecchi, sindaco di Sassuolo dal ’70 all’80, la carrellata delle interviste agli ex primi cittadini, discutendo con loro su quello che era la nostra città negli anni in cui hanno governato, dei problemi passati e presenti tra ciò che hanno fatto ieri e quello che farebbero oggi.

Erano gli anni del boom economico, Sassuolo aveva un volto nettamente diverso. Quali sono i principali interventi che ha dovuto affrontare e realizzato al momento del suo mandato?
“Sono tre i punti principali. Innanzitutto mancava totalmente una rete scolastica, non c’erano le sedi e le strutture delle elementari e medie, mancavano gli istituti superiori (si facevano 2 anni a Sassuolo poi bisognava trasferirsi a Modena). Sono di quegli anni le costruzioni delle Cavedoni, delle Ruini, delle Capuana e delle Sant' Agostino per citarne alcune. Un altro importante intervento fu quello di trasferire 5 grandi industrie dal centro alla periferia, parliamo della Corona, del Saime, dell’Edilcarani della Saces e della Fap da Pontenuovo. Questo ha determinato il sorgere di industrie più competitive con posti di lavoro più qualificati e al contempo ha liberato spazi nel centro della città per edilizia residenziale e direzionale. Altro punto importante quello della viabilità: nel 1970 era un settore con grossi problemi, mancavano la Pedemontana, via Emilia Romagna, via Indipendenza, la strada di collegamento tra l’Ancora e la Madonna di Sotto, la Circonvallazione e il ponte sul Secchia. Grazie ad accordi tra Anas e Provincia siamo riusciti a fare tutti questi pezzi. Ancora oggi sono funzionali anche se c’è ancora tanto da fare, le esigenze sono cambiate”.
Ci sono opere fatte in passato che oggi sono ancora fondamentali?
“Sicuramente la Pedemontana e il nuovo ponte sul Secchia. Poi, come dicevo prima, ce ne vogliono ben altri di collegamenti, ma questi restano una base”.
Quali sarebbero oggi le sue priorità?
“Ho grande rispetto per l’istituzione locale al di là delle opinioni politiche; premesso che non voglio insegnare niente a nessuno io vedo due questioni principali. Ho vissuto negli anni del grande boom dell’immigrazione, prima dalla montagna poi alle regioni meridionali e ho sempre sentito i vecchi sassolesi maledirli. Si è trattato invece, come hanno dimostrato, di gente che ha lavorato sodo e la ricchezza del loro lavoro ha arricchito i cittadini. In quell’epoca fu sviluppato un grosso lavoro di solidarietà, comprensione ed aiuto per favorire l’integrazione. Io credo che oggi una parte di questo lavoro andrebbe rivolto alla nuova immigrazione: meno ci si guarda di traverso meno problemi ci saranno, poi certo sulle mele marce è giusto intervenire. Il secondo punto riguarda le attività commerciali, produttive ed economiche, hanno bisogno di attenzione. Ci vorrebbero norme nuove, chi fa interventi dovrebbe avere ad esempio agevolazioni sul fisco. Servono iniziative che favoriscano la ripresa e la tenuta”.


 


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